IL MIO SECONDO ANNO DA FREELANCE 

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Ri-eccoci qui! Finalmente si sta concludendo questo secondo anno e le feste di Natale e Capodanno rappresentano una storta di re-start generale.
Anche quest’anno ho voluto dedicare un po’ di tempo a fare il punto della situazione, sia per me, che nella frenesia della vita non riesco mai a mettermi a fuoco, sia per te, freelance, che condividi egual destino professionale.
In funzione di questa naturale empatia, vorrei rendere questa nostra conversazione digitale il più personale possibile e ho deciso di scriverti i miei pensieri in una lettera =)

 

Caro/a Freelance/Imprenditore,
in questi giorni, che si rincorrono l’un l’altro, si sta concludendo il mio secondo anno di attività. E’ vero che non è passato poi così tanto da quando sono andata, quella fredda mattina del 2 gennaio, all’Agenzia delle entrate ad aprire la p.iva, ma la sensazione è che sia trascorsa una vita.
Sembra irreale che così tante cose siano cambiate. Già l’anno scorso ti ho scritto nell’articolo intitolato “Il mio primo anno da freelance” che, nonostante facessi parte dei cosiddetti “survivors” (sopravvissuti) al primo anno, avevo ancora molti dubbi dentro di me.
Primo tra tutti il fatto che dovevo trovare il modo di “aumentare i numeri” (più clienti, più servizi, più fatturato), perché se da una parte c’era stato movimento e si era comunque lavorato, i conti non tornavano.
Metti qualche sconto per attrarre il primo cliente…Un lavoro fatto per farsi conoscere…. Momenti di buio totale e la frittata è fatta!
Ma non disperiamoci: tutto quello che ho seminato è tornato in diverse forme!

Come? Difficile spiegarlo, perché ogni professione è diversa dalle altre.
Posso dirti che è stato come tornare bambini: c’è stato un tempo in cui non sapevamo nulla e non conoscevamo il mondo intorno a noi. Le uniche cose che un bambino ha sono il suo forte istinto alla vita (il nostro istinto all’autonomia e alla libertà) e una cieca fiducia nella madre (le nostre capacità e conoscenze).
Cosa spinge un bambino che inizia a gattonare, ad alzarsi e camminare, in quel preciso momento? Nessuno potrà mai spiegartelo poiché ogni bambino è diverso dall’altro.
Io ho iniziato e, giorno dopo giorno, le cose sembravano ingranare sempre meglio.
Attenzione: meglio non significa più facilmente, anzi. Vuol dire che le cose iniziavano ad assumere un maggior senso e riuscivo ad affrontarle in maniera più naturale e veloce.
Prima di riuscire a camminare si cade molte volte, ma nonostante fatica e lacrime, ci si continua a rialzare e si impara a rimettersi in piedi sempre più velocemente. I passi saranno meno incerti e più coordinati, fino a quando tutto sarà automatico.

 

Quindi il mio primo consiglio è di confidare nel tuo istinto e nelle tue capacità, senza mai smettere di lavorare e di continuare anche se le cose si fanno difficili.

 

Torniamo a noi. I primi mesi di questo secondo anno si sono aperti abbastanza bene, ossia procedevo con il ritmo dell’anno precedente; lavoravo, ma prendendo consapevolezza che qualcosa non andava.
Ho ripreso in mano il mio business plan: infatti, nella prima parte dell’anno, è stato uno dei servizi che ho proposto maggiormente in forma di condivisione.
Ho visto che le cose non avrebbero retto, nemmeno su carta, pertanto ho dato un taglio diverso al mio business. Ho valutato nuovi segmenti di mercato che potevano essere più interessanti, ma soprattutto ho tagliato fuori tutte quelle attività che, nonostante la grande quantità di tempo e il piacere di farle, non mi davano il giusto ritorno e continuavano ad attrarre solo attività simili, trascinandomi in un circolo vizioso.
Non sapevo come sarebbe finita, ma conoscevo i passi iniziali necessari per arrivarci e, uno alla volta, ho iniziato a percorrerli conquistato progressivamente fiducia.
Rileggendo l’articolo dell’anno scorso sul mio primo anno di attività ho concluso con una citazione di Robert Stevenson “Non giudicare ciascun giorno in base al raccolto che hai ottenuto, ma dai semi che hai piantato.” Credo che non avrei potuto trovare parole più azzeccate.
Come il contadino scarta i semi sterili, morti o difettosi, prima di piantarli, anche tu dovrai selezionare ciò che ti porterà, nel lungo periodo, i giusti frutti. Il secondo anno per me ha significato un po’ questo: selezione per migliorare.

Non è questione di essere egoisti o venali: il tuo business ha il suo valore e se non sei tu la prima persona a riconoscerlo, fidati che gli altri non lo faranno.

 

Pertanto, il mio secondo consiglio è di non aver paura di cambiare anche aspetti fondamentali del tuo business (strategia, target, prodotti, etc. ) se non funzionano completamente: impariamo solo facendo, ma una volta capito, bisogna assolutamente esserne consapevoli.

Mi collego ora al mio terzo consiglio: essere pronti a tutto. Cambiare ed aprirsi al mondo significa smuovere una quantità enorme di energia “cosmica”. Come detto prima, nulla è facile ed è praticamente impossibile saperlo a priori, ma le offerte non mancheranno: tu dovrai essere pronto a riconoscerle e coglierle e ognuna di esse, per quanto strana al momento, assumerà il giusto senso a tempo debito.

 

Ora non sto a raccontarti tutta la storia, ma, in sintesi, posso dirti che nel momento in cui ho deciso di “lanciarmi” una delle mille cose che ho fatto è stato organizzare un corso formativo di una giornata. Un’attività strana, particolare, molto impegnativa, che nel tempo ha portato a molti risultati tra cui l’insegnamento per un ente certificato.
All’inizio dell’anno non avevo assolutamente messo in conto un simile risultato, ma è arrivato per vie tortuose e devo dire che è stata una delle cose migliori di questo secondo anno. Quindi vai ed osa!

 

Non voglio rovinarti questa nostra lettera così carica di energie motivazionali con imprecazioni varie legate alle tasse e alla mole di lavoro: è tutto vero.
Le tasse saranno tante (io quest’anno rendo allo Stato il 50% di fatturato – tra tasse, inps ed anticipo) e se penso che ho lavorato 7 giorni su 7, una media di 9-10 ore al giorno, lo ammetto, ho avuto un paio di giorni di sconforto in cui ho pensando di mollare e ritornare a un lavoro dipendente.
Ma noi siamo un po’ come gli inquieti di Emily Bronte che “sanno com’è difficile sopravvivere alla tempesta e non poter vivere senza”.
E quindi si riparte alla volta del 3° anno sperando che mi porti tante evoluzioni come quest’anno e magari meno tasse!
Con queste parole ti auguro che anche il tuo 2019 spacchi di brutto:

 

“Pensi di avere un limite, così provi a toccare questo limite. Accade qualcosa. E immediatamente riesci a correre un po’ più forte, grazie al potere della tua mente, alla tua determinazione, al tuo istinto e grazie all’esperienza. Puoi volare molto in alto.” – Ayrton Senna

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