SOSTENIBILITÀ AZIENDALE: 

GREEN IS THE NEW BLACK

sostenibiltà

Sostenibilità o non sostenibilità?

Questo non è più un dilemma, è un dato di fatto.

 

I business del prossimo futuro, dovranno essere sostenibili, senza se e senza ma; i consumatori li prediligeranno rispetto ad altre realtà a cui non interessa esserlo.

Tra i principali criteri per valutare la competitività di una azienda (ESG) ci sono attualmente:

  •  l’analisi dell’impatto sull’ambiente  
  •  il rispetto dei diritti dei lavoratori  
  •  politiche  aziendali trasparenti

Non si tratta di una moda passeggera, ma è un bisogno reale dei consumatori. Sono loro a chiederlo: oltre un terzo dei consumatori ritiene che la sostenibilità abbia la stessa importanza di qualità e prezzo.

Motivo per cui gli investimenti sostenibili rappresentano oggi almeno il 31% del totale.

Le aziende non devono perseguire solo il profitto ad ogni costo, ma devono considerare anche le esigenze sociali e ambientali del loro territorio, tenendo comportamenti virtuosi in entrambi gli ambiti. Oggi con un semplice click, ogni comportamento ed ogni scelta aziendale, viene a galla velocemente.

 

Cosa significa essere sostenibile

Quando pensiamo ad un’azienda sostenibile, spesso semplifichiamo il concetto, immaginando una realtà spinta da principi etici, i cui guadagni vengono poi rimessi in circolo tramite beneficenza. In realtà questa è una visione limitata e limitante.

Perché un’azienda sia sostenibile, questa deve essere competitiva, garantendo però ritorni costanti nel tempo.

 

Come si ottiene questa condizione di competitività unita alla stabilità?

Innanzitutto, alla base, ci devono essere valori condivisi con tutte le persone coinvolte nell’impresa, lo stesso modo di rapportarsi, da parte del business, verso tutti gli stakeholders (tutti i soggetti coinvolti nell’attività, dal fornitore al cliente finale).

Bisogna poi essere in grado di trovare il giusto equilibrio tra le scelte di gestione e gli impatti delle stesse, sia dal punto di vista economico che da tutti gli altri.
Una volta stabiliti e riconosciuti gli impatti di certe decisioni, questi vanno anche condivisi e  manifestati a ciascuno stakeholder.

Chi ha ottenuto questa stabilità competitiva, è accomunato dallo stesso modus operandi:

 

1. No alle scorciatoie, sì al lungo termine 

Il valore va creato nel medio-lungo periodo. Questo si otterrà con alcuni accorgimenti:

  • evitando di prediligere solo gli shareholder (azionisti, chi guadagna), accantonando gli altri. Speculazione e scarsa trasparenza possono influenzare negativamente i clienti
  • avere come unico scopo l’ottimizzazione dei costi e l’assenza di investimenti sui dipendenti, porteranno al disfacimento sul lungo termine. Tassativo investire sulla creazione di un team di lavoro motivato e stimolato
  • attenzione ai rapporti con fornitori e clienti distributori, questo può avvenire anche con stakeholder che fanno da tramite e che sono la finestra diretta sul mercato. Quindi non utilizzare giochi di potere con nessuna di queste figure
  • la reputazione passa anche attraverso il modo di comportarsi nei confronti dell’ambiente locale, occhio!

Le aziende che sopravvivono nel lungo termine, spesso sono quelle a conduzione familiare, perché il loro scopo non è speculativo ma di prosecuzione della attività di generazione in generazione. Questo ci faccia riflettere.

 

2. Conoscere i propri partner in crime 

Analizzare, conoscere, studiare con chi abbiamo a che fare. Verificare la soddisfazione dei clienti, comprenderne le svolte e i cambi. Capire da cosa o da chi è dipesa una scelta differente. Determinare i rischi e i possibili scenari.

Tutto questo va fatto con cura e con dedizione, perché seguire il percorso del cliente/ fornitore/distributore è essenziale.

 

3. Obiettivi 

Gli obiettivi come stimolo e incentivo per il management, a tutti i livelli. Essendo un ragionamento sul lungo periodo, ovviamente anche gli obiettivi dovranno esserlo.

Una sorta di punto d’incontro tra soddisfazione e performance. Non va dimenticata la possibilità di una insoddisfazione, anzi, va quantificata in termini economici.

Perdere un cliente, ricevere una sanzione, la mancata trasparenza, che costo rappresentano? Bisogna saperlo.

 

4. Coinvolgimento nella parte decisionale e non a cose fatte 

Non limitarsi a chiedere un parere a cose fatte. I valori condivisi devono esserlo sempre: scelta dopo scelta.

Considerare attività normale, l’analisi degli impatti sui diversi stakeholder di tutte le decisioni prese. L’etica di un’azienda va monitorata e misurata. Anche attraverso certificazioni ambientali, sempre più agognate dalle aziende.

 

5. Condivisione delle responsabilità e delle funzionalità

Il valore corrisponde alla solidità competitiva dell’azienda, generare valore per gli stakeholder è la mission, il principale obiettivo.

Ci deve essere una condivisione anche delle responsabilità e delle funzionalità: a tutti deve interessare il cliente, a tutti devono interessare le risorse umane, a tutti devono interessare i fornitori.
L’azienda è una e tutti devono avere a cuore la totalità degli elementi che vi ruotano attorno. 

 

Parola d’ordine per un business sostenibile: CONSAPEVOLEZZA.

 

 

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